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immondizia nell'oceano |
Non molti sanno che nel mondo, esistono delle vere e proprie isole di immondizia, trasportate e imprigionate dalle correnti oceaniche in determinate zone del globo.
Inquinamento mondiale
Non molti sanno o, per meglio dire, non molti sono interessati al fatto che nel mondo, esistono delle vere isole formate da milioni di tonnellate di immondizia che galleggiano sugli oceani, arrecando danni irreversibili all'ecosistema: l'unica associazione che abbia cercato di far trapelare la notizia, riuscendoci solo in parte, poiché le persone non sono molto interessate alla situazione attuale, a meno che non li tocchi direttamente, sono Green Peace che combatte da decenni i soprusi delle grandi multinazionali, anche se senza molto successo.
Qualcosa sembra mutare nel modo in cui queste grandi società inquinanti vedono l'ambiente, ma troppo lentamente, forse più per un fatto di immagine che per vero interesse verso la salute del mondo o delle persone, ma questo sarebbe già di per sé una cosa positiva se non fosse che, dietro proclami salvifichi contro l'inquinamento, si nascondono manovre per continuare a inquinare allegramente, pagando meno del dovuto, usando i paesi del Terzo Mondo come discariche, visto che da noi non c'è più posto...
Video inquietanti sono stati postati in internet a spiegazione della reale situazione (danni ecologici che si possono vedere anche usando google earth), i video sono caricati al seguente indirizzo:
Nel video principale all'indirizzo che vi ho indicato, si vedono un appartenente dei gruppi ecologisti e un inviato della BBC, che camminano lungo la spiaggia alle Hawaii, in mezzo a spazzatura di ogni genere: un infinito tappeto di granelli colorati di plastica semi distrutta. Sono residui diplastica semi decomposta che provengono da migliaia di chilometri, trasportati dalle onde e dalle correnti oceaniche, ormai amalgamati con la sabbia ma che in alto mare, galleggiano e vengono mangiati dagli animali e dai pesci (che poi mangiamo anche noi), scambiati per cibo. Ma non c'è solamente plastica in mezzo alla sabbia: ci sono anche frammenti di ferro, vetro e molto altro...
Il video fa parte di un reportage prodotto dalla BBC che si intitola "Tropic of Cancer - Laos to Hawaii”, divenuto famoso all'estero dopo la messa in onda nelle televisioni di molte nazioni, ma soprattutto quella inglese e americana, un video scomodo a molti governi del mondo che conosco benissimo la situazione reale del livello di inquinamento al quale siamo giunti. Qualche tempo fa è stato trasmesso anche dalla televisione italiana ma a un orario non ben seguito e su un canale che pochi seguono....chissà perché!
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Danni alla fauna |
Il motivo per cui i rifiuti si raccolgono in quelle zone di oceano deriva da quello che viene definito “Pacific Trash Vortex” e Kamilo Beach, su un’isola delle Hawaii, si trova esattamente sulla sua traiettoria. Questo vortice, generato appunto dalle correnti oceaniche che si incrociano e scontrano, ha un diametro di 2500 chilometri, una profondità di 30 metri e negli ultimi anni, quest’immensa discarica galleggiante in pieno oceano, ha raggiunto quasi i 4 milioni di tonnellate, il fatto che i nostri politici "radicali" tanto interessati (quando gli conviene) non abbiano mai parlato di questo in Tv invece di diritti dei gay o altre amenità, la dice lunga su quanto siano collusi certi soggetti che si spacciano per i paladini delle cause perse.
Ma la BBc non è stata l'unico network che ha fatto ricerche in proposito, anche un Tv internet ha pubblicato "The plastic bag" che descrive la storia della vita di un sacchetot di plastica, un cortometraggio prodotto da Raim Bahrani, che aiuta a comprendere cosa ci dobbiamo aspettare dall'inquinamento che stiamo producendo da decenni, come la plastica sopravviverà alla nostra società lasciando devastazione e morte. Il video, molto cliccato, mostra le smanie esistenziali di un anonimo shopper (non biodegradabile e non riciclabile), che finisce in pattumiera e poi in discarica. Dopo un imprecisato numero di tentativi, riesce a riprendersi la libertà mentre, sulle ali del vento, vola alla ricerca di colei che l’aveva gettato via, per ricomporre l’origine e trovare il senso immortale della sua esistenza.
Ma ecco che arrivano una serie di circostanze che lo fanno atterrare nelle movimentate acque dell'oceano Pacifico, dove senza alcuna fretta, si lascerà macerare. Purtroppo in quella parte di Oceano dove l'immondizia galleggia, si può essere certi che la vita muore avvelenata: cadaveri di animali morti per aver ingerito plastiche o altro, uccisi dalla assenza di cibo edibile, si trovano mischiati a immondizia di vario genere in quella parte del mondo, da cui venivano i nostri pescati. L’80% dei rifiuti proviene dalla terraferma, mentre il resto è travasato in mare da navi private, commerciali, barche da pesca.
Fino ad ora si è poco o niente per risolvere la situazione, sempre fermi su chi debba pagare e quanto per ripulire la nefandezza inquinante che affiora dalla lastra ondulata del mare, non facendo affiorare anche le tonnellate di mrciume inquinante che soggiace al di sotto del mantello di morte che rimane, invece, visibile a tutti. Per la plastica, il 15% dei 100 miliardi di chilogrammi prodotti all’anno o giù di lì, finisce in mare; in parte, opprimendo i fondali degli oceani, distruggendo tutto ciò che incontra, biodiversità marina, barriera corallina e quant’altro, mentre il resto continua a galleggiare, sgretolandosi in particelle destinate allo stomaco di mammiferi e pesci, portandoli alla morte. La plastica si decomporrà, ma solo tra centinaia e centinaia di anni, all’alba di un nuovo eden, chissà… Purtroppo i rifiuti che una volta venivano "fagocitati" dall'innarrestabile erosione marina, oggi, i prodotti inquinanti si disgregano in sempre più piccoli frammenti, difficili da raccogliere e facili da ingerire per la fauna.
L'inquinamento che questa plastica causa negli oceani di tutto il mondo (perché non esiste solo una isola di immondizia ma ne esistono almeno tre) una concentrazione di policlorobifenili a lento rilascio, oltre all'avvelenamento della fauna, come dicevo all'inizio, che scambia queste particelle plastiche per plancton, introducendo questo inquinamento anche sulle nostre tavole, con il pescato che arriva da quelle zone del mondo. l fatto che le enormi navi cargo perdano ogni anno anche interi container nell'oceano, va ulteriormente a nutrire questi vortici di immondizia che finiscono sulle spiagge di ogni Paese, basti ricordare il più famoso incidente causato dalla nave mercantile Hansa carrier nel 1990, che perse 80.000 scarpe da ginnastica di marca Nike nell'arco di tre anni. Charles Moore con la sua equipe ha analizzato la diffusione e la concentrazione di materie plastiche formate da monofilamenti, polimeri, che si sono ritrovati sulle incrostazioni su zooplancton e diatonee. Marcus Eriksen, ricercatore della Marine Research Foundation, ha spiegato che queste isole di immondizia non sono agglomerati sui quali si possa camminare ma, bensì (cito testualmente) "sono simili a minestroni infiniti di plastica che si estendono su grandi aree grandi il doppio degli USA".
Quando, alla luce di tutto ciò, l'essere umano lascerà stare il solo dio che esista su questa terra, il denaro, e penserà anche alla salute del pianeta? Perché la gente non pensa che le proprie scelte danno il via a azioni e reazioni conseguenti, che potrebbero portare il genere umano alla estinzione (sicuramente lo sarà per le altre forme di vita)? Cosa deve accadere perché la gente si svegli e apprenda a vivere più in maniera naturale, comperando meno e più saggiamente? Personalmente ritengo che la civiltà umana sia destinata all'estinzione, ma spero di sbagliarmi...
Fonte: http://www.altrenotizie.org/ambiente/4938-great-pacific-patch-isole-di-plastica.html
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